Anche se è automatico, l’impianto di irrigazione deve essere monitorato e “aiutato” per far sì che bagni correttamente e uniformemente il prato. Infatti, non è sufficiente limitarsi a disporre la struttura a tubi che arriva a tutte le piante del giardino: è necessario anche regolare il timer, impostando la durata e la frequenza dell’irrigazione, e allestire dei gocciolatori adatti alle esigenze delle specie vegetali che dovete bagnare.
Questo è comunque il periodo migliore per mettersi a controllare l’impianto di irrigazione, perché è arrivata l’estate e quindi il caldo (torrido o secco non importa), situazione che richiede un maggiore impegno e più costanza nella fornitura di acqua alle piante, acqua la cui quantità deve essere aumentata.
Rispetto a bagnare manualmente il prato, sicuramente l’impianto di irrigazione automatico è la soluzione migliore, sia perché consente di andare via nei weekend e in generale in vacanza senza preoccupazioni, sia perché libera dall’impegno giornaliero di bagnare le piante – e quindi elimina il rischio di dimenticarsene.
Oggi l’impianto di irrigazione si trova in vendita anche nei garden center, e si rivela uno strumento di grande aiuto. È anche molto semplice da installare, e intuitivo da programmare. Vediamo un po’ che cosa serve, che orari scegliere e la durata ideale di un’irrigazione.
Quando si compra l’impianto di irrigazione automatico è importante fare sempre correttamente i conti, ovvero stabilire con precisione quanti metri di tubo acquistare, quanti gocciolatori – di solito, si tende a comprare un gocciolatorio per pianta, ma dipende anche dalle dimensioni del vaso e della pianta – e quanti raccordi. Fondamentale, per il corretto funzionamento dell’impianto automatico, è la centralina (o programmatore) che va posto in corrispondenza del rubinetto e collegato direttamente al tubo di portata dell’acqua di tutto l’impianto.
Le centraline solitamente funzionano a batteria, che è necessario controllare (soprattutto è necessario controllare se è carica) in primavera o all’inizio dell’estate, prima di impostare il timer e avviare il lavoro dell’impianto di irrigazione. Se la batteria dell’impianto di irrigazione è scarica, bisogna sostituirla comprandone una nuova.
Quest’operazione va fatta a impianto di irrigazione spento, rimuovendo prima la vecchia batteria e poi inserendo quella nuova. Ricordate di farlo solamente in primavera, quando ritornate ad usare l’impianto di irrigazione, e non prima altrimenti con le variazioni di temperatura si rischia di compromettere in partenza la batteria nuova.
La centralina è la componente dell’impianto di irrigazione che consente di programmare la durata e la tempistica dell’irrigazione stessa, in quanto è dotata di un orologio automatico da impostare nel giorno, anno e ora corretti al momento dell’installazione dell’impianto.
Le tempistiche
La durata dell’irrigazione di un prato dipende naturalmente dalle singole piante e dalle loro esigenze idriche, e dalle condizioni climatiche. Si capisce come, quindi, ogni giardino richieda delle tempistiche specifiche e sue. In ogni caso, comunque, è possibile dare delle indicazioni generali. Nel periodo primaverile e soprattutto in quello estivo, è preferibile impostare l’impianto con due cicli brevi di irrigazione quotidiana, anziché optare per un solo ciclo più lungo. Per fare un esempio: meglio impostare 10 minuti il mattino e 10 minuti la sera, anziché 20 minuti la sera.
Nelle stagioni più fredde, quindi autunno, inverno e prima primavera, si può impostare l’irrigatore affinché bagni il prato a giorni alterni, scegliendo un numero di giorni prestabilito (da due a quattro a settimana, dipende anche dalla piovosità della vostra regione, dalla latitudine e dalle temperature). Naturalmente, nei periodi di siccità sia invernali che soprattutto estivi, bisogna reimpostare il timer facendo modo di garantire sempre alle piante la giusta quantità d’acqua. L’ideale in estate, comunque, è bagnare le piante nelle ore più fresche, quindi la mattina presto (generalmente tra le 5 e le 7 del mattino) e la sera tardi (dopo le 21, se non dopo le 22).
Vanno assolutamente evitate le ore più calde della giornata, in quanto il caldo fa asciugare subito il terreno, bruciando anche le radici delle piante. Adesso che abbiamo visto le tempistiche e le modalità di irrigazione del prato, avendo visto anche che criteri tenere in considerazione per l’irrigazione del prato, vediamo le due tipologie principali di impianto di irrigazione automatico: quella di superficie, e quella interrata.
L’impianto di irrigazione di superficie
Partiamo da una soluzione che è la più semplice e quella che costa meno, che funge spesso anche da completamento ed estensione di vasti complessi di irrigazione automatica. Questi impianti si trovano rotanti o oscillanti e sono parte di una dotazione di base: in questo caso, l’acquisto dei tubi, delle pistole a spruzzo, delle lance, dei raccordi, delle deviazioni e degli irrigatori deve essere deciso a tavolino in seguito a una mappatura del giardino comprendente una disposizione accurata delle piante e delle bordure (se presenti) e dopo aver controllato che la portata e la pressione del rubinetto al quale l’impianto sarà agganciato siano adatte a sopportare la struttura dell’impianto che avete pensato.
La pistola e la lancia sono due componenti importantissime per raggiungere zone specifiche, vasi, fioriere o aree dove l’irrigatore non arriva. Quelli più consigliati sono i modelli regolabili, con un getto nebulizzato per i fiori più delicati, ma anche con la possibilità di avere uno spruzzo lieve fino a un getto direzionale e molto potente, che serve anche per pulire il pavimento del giardino. Vasta, comunque, è la scelta degli irrigatori di superficie.
Le tipologie consumer (ad uso familiare) danno spazio alla possibilità di essere usati anche alle basse pressioni, con uniformità. Gli irrigatori a battente invece sono più professionali e completi, dotati di un getto particolarmente potente e per questo più indicato per prati particolarmente grandi. Ci sono anche degli irrigatori multifunzione, che si regolano nella forma e nella potenza del getto a seconda dell’area da coprire.
L’impianto interrato
Questa è una soluzione più costosa, ma al contempo più razionale, un tipo di irrigazione che ha un vantaggio considerevole. Si serve, infatti, di irrigatori pop-up, ovvero irrigatori nascosti nel terreno che spuntano fuori solamente quanto inizia l’irrigazione e, una volta finita, tornano sottoterra. Questi pop-up possono essere a turbina (con spruzzo a raffica, utile per coprire porzioni molto grandi del prato) oppure statici (con il cosiddetto spruzzo a ombrello, che invece è adatto a superfici più contenute).
Anche in questo caso l’impianto è comandato da una centralina capace di prevedere diverse linee in modo da soddisfare diverse aree, usando anche l’irrigazione a goccia sfruttando delle valvole che stabiliscono la fornitura d’acqua con precisione.
Il tubo
Comprando il tubo da irrigazione, è bene fare una certa attenzione al passo, cioè al diametro e quindi allo spessore del tubo (il diametro può essere di mezzo pollice, ¾ di pollice eccetera) che deve essere naturalmente in funzione dei raccordi sia al rubinetto sia ad altri tubi. Meglio puntare ai tubi antitorsione, in modo da evitare che si attorcigli e quindi di perdere diverso tempo a decomporre l’opera che con l’attorcigliamento si è venuta a creare. I rubi porosi erogano l’acqua per essudazione, in quantità piccole e senza dispersione.
Sono i tubi ideali per colture delicate, le siepi, l’orto, le bordure, e per erogare acqua in modo continuo e a bassa pressione, eliminando il rischio di formare pozzanghere. Ci sono poi i tubi microforati, con getti sottili, che servono per bagnare piccole zone di prato. Con il tubo si acquista anche il carrello che lo avvolge ordinatamente, il quale deve essere comodo e leggero. Meglio spendere un po’ di più e avere un modello con il riavvolgimento automatico, che risparmia fatica, tempo e ingarbugliamenti.
Le prese, i raccordi, e altri accessori
Costituiscono il sistema nervoso di tutto l’impianto di irrigazione, e le loro misure si calibrano in pollice. I più diffusi sono quelli a mezzo pollice o a tre quarti di pollice (siglati in ½’’ e ¾’’), ovvero corrispondono ai classici rubinetti da esterno. Sul mercato sono presenti anche dei modelli con i filtri che eliminano subito delle eventuali impurità, consentendo quindi un funzionamento migliore e fluido degli irrigatori – i cui fori, comunque, devono essere controllati periodicamente e sbloccati con gli aghi specifici se notate che sono intasati, specie se vivete in zone particolarmente dense di calcare.
Esistono anche prese a più vie, utili per alimentare diversi tipi di irrigatori: in questo caso, un rubinetto di plastica su ogni linea permette di scegliere se attivarla ogni volta che si apre il flusso dell’acqua. Ci sono anche modelli con acqua-stop, che permettono di bloccare l’uscita del liquido senza dover tornare al rubinetto e chiuderlo: sono molto utili quando si deve sospendere momentaneamente l’irrigazione, o sostituire un terminale.