L’importanza dell’acqua per le piante
L’acqua è una componente fondamentale per tutti gli esseri viventi. Nelle piante permette i principali meccanismi fisiologici indispensabili alla loro vita, e trasporta i nutrienti all’interno della loro struttura. Proprio per questo è importantissimo sapere come gestire non solo la quantità, ma anche la qualità delle annaffiature.
Le piante erbacee, in particolare, hanno un contenuto idrico molto alto, che in alcuni casi si può avvicinare al 90%: proprio per questo, è sufficiente una sola giornata molto calda, o un ritardo di 12 ore nelle bagnature, per delle razioni immediate e drastiche. Fin da subito si vedranno i fiori avvizziti, le foglie cadenti, e una battuta d’arresto nello sviluppo stesso della pianta.
Queste sono tutte caratteristiche molto evidenti specialmente nelle piante coltivate in vaso, perché vivono in un ambiente dallo spazio molto limitato che impedisce loro di espandere le radici alla ricerca di acqua. Tuttavia, è anche vero che tutte le piante (sia in vaso, che non) hanno una capacità di riprendersi davvero impressionante non appena vengono bagnate nuovamente. È bene ricordare che questa capacità di ripresa, per quanto incredibile, non dura in eterno: infatti, ogni volta che vengono trascurate le piante riportano danni anche minimi che però hanno l’effetto di accelerare il processo di senescenza (nel senso, più casi di questo tipo ci sono, prima invecchiano).
Quindi, se la disidratazione è frequente, la ripresa diventa man mano più difficile, arrivando a un punto di non ritorno nel quale la pianta non ha più la forza né la capacità di assorbire l’acqua per ristabilire il livello osmotico delle sue membrane e il vigore delle sue cellule.
Sono tutte considerazioni note ai più, eppure non sempre sono da spunto per una corretta gestione della qualità di idratazione e dell’apporto di acqua dato alla pianta. Vediamo, quindi, come fare e come capire se stiamo sbagliando o meno l’annaffiatura delle nostre piante.
Rapidità e uniformità
Per prima cosa, bisogna sempre ricordare che l’apporto idrico alla pianta deve essere distribuito velocemente, e non su un solo puto del terreno, ma facendo in modo di coprire tutta la zolla. Dopo un primo passaggio, è bene bagnare ancora finché dai fori del fondo del vaso l’acqua non arrivi un po’ nel sottovaso – ma non troppa, altrimenti si rischia di creare ristagno e di dover perdere tempo a togliere l’acqua in eccesso.
Si tenga presente che le piante in natura ricevono l’acqua piovana, un’acqua che cade delicatamente e in maniera leggera e che una volta arrivata nel terreno raggiunge le radici e scioglie alcuni degli elementi presenti, rendendoli adatti all’assorbimento da parte delle radici stesse. Un equilibrio che nella coltivazione può facilmente essere compromesso da due fattori:
- Il terriccio in cui la pianta è stata messa a dimora.
- La qualità dell’acqua usata per l’annaffiatura.
Soprattutto l’acqua, in molti casi, è prelevata dalla rete idrica e può contenere molto calcare, essere particolarmente dura e in grado nel tempo di erodere il terreno, alterandone la reazione e portandolo da un pH acido, a subacido fino anche ad alcalino. Un’acqua ideale per bagnare le piante è quella che non è dura – come appunto l’acqua piovana – e soprattutto priva di cloro, una sostanza battericida molto utile per gli esseri umani, ma dannosa per le piante.
Anche la temperatura non va trascurata, perché deve essere sempre a temperatura ambiente, mai troppo fredda e soprattutto priva di sostanze inquinanti come detersivi o altri agenti chimici che sono in grado di modificare e compromettere la capacità dello scambio osmotico tra le diverse radici della pianta.
Quest’acqua può essere ottenuta, se si è certi che quella prelevata dalla propria rete idrica è dura e calcarea. Un primo modo è quello di raccogliere la pioggia in un grande recipiente, che va coperto con una rete che impedisca a foglie e insetti di entrare e avvicinarsi. Oppure, si può raccogliere quella del rubinetto e lasciarla decantare nell’annaffiatoio due orette prima di usarla: questo perché il cloro è un elemento volatile, e quindi evapora dall’acqua.
Ci sono anche dei prodotti molto utili, un’attrezzatura che semplifica l’irrigazione delle piante. Se avete tanti vasi, potete scegliere un semplice impianto di irrigazione con i loro kit specifici, che tra l’altro oggi esistono anche indipendenti da rubinetto e prese elettriche. Nel banner qui sotto, qualche proposta per aiutarvi e guidarvi nella scelta del prodotto ideale.
Fondamentali sono anche il tubo per l’irrigazione (gli ultimi modelli sono estensibili e occupano meno spazio):
Oltre all’annaffiatoio con pistole che nebulizzano il getto, ovvero simulando la pioggia. Qui sotto, nei banner, alcuni esempi di pistole nebulizzatori:
Tra le novità più recenti ci sono anche gel e terricci che nel tempo rilasciano acqua, mantenendo umido il terreno e limitando i rischi che la pianta appassisca. Qualche esempio nei banner di seguito:
Le piante che hanno bisogno di un’irrigazione frequente
Ovviamente, non tutte le piante sono uguali, e non tutte hanno bisogno di essere bagnate con la stessa frequenza. Alcune, però, sono particolarmente innamorate dell’acqua, e per questo richiedono un’annaffiatura particolarmente generosa. Sono piante che sopportano anche un ristagno nel sottovaso, anche se deve essere riassorbito in qualche ora e prima dell’irrigazione successiva.
Ecco le piante con grande fabbisogno idrico più diffuse:
- Felci. Tutte le tipologie di felci presenti richiedono molta acqua, perché per la maggior parte sono piante nate in ambienti boscosi. Per questo, richiedono delle irrigazioni frequenti in modo da mantenere un tasso di umidità piuttosto alto. Un trucco per evitare che appassiscano e di dimenticarsi è quello di disporre una ricca pacciamatura di materiale vegetale che possa assumere l’acqua e rilasciarla in maniera lenta e graduale, come per esempio delle foglie in decomposizione o della corteccia.
- Petunie. Anche le petunie sono molto bramose di apporto idrico, che serve loro per mantenere una fioritura costante e continua. Le petunie includono tutta la famiglia, quindi anche le surfinie, le petunie, la calibrachoa e ogni derivato o ibrido commerciale. Le bagnature, quindi, devono essere perpetue, ma bisogna evitare di bagnare la vegetazione e di causare un ristagno nel sottovaso. Nei casi di carenza idrica, queste piante smettono di fiorire e dimostrano un’ammirevole resistenza prima di cedere, e morire definitivamente.
- Ortensie. Queste rappresentano alcune delle piante più diffuse che richiedono un grande apporto idrico. Ricordate che le ortensie, di ogni genere, sono estremamente sensibili al calcare accumulato nel terreno: se in un primo momento vediamo solo un cambiamento di tonalità cromatica nei fiori – visibile soprattutto nelle macrophylle, che passano proprio da azzurro a rosa – nel tempo potrebbe insorgere una fortissima clorosi in grado di ingiallire le foglie, rallentare la crescita e asfissiare la pianta. Quindi, per le ortensie, è praticamente obbligatorio acidulare l’acqua usata per l’annaffiatura, usando dei prodotti sequestranti chiamati azzurranti, prodotti che ripristinano un giusto assorbimento dei nutrienti e dell’acqua, e nel contempo permettono di manifestare la fioritura delle piante in azzurro.
Nel banner qui sotto, alcuni esempi di azzurranti utili per le ortensie:
Vediamo altre piante diffuse che richiedono tanta acqua:
- Hosta, farfugium, liguliarie: piante che con poca acqua arrestano completamente lo sviluppo e formano degli scapi fiorali molto bassi e sparuti.
- Coleus. Queste piante, con poca acqua, abbassano le foglie e diventano molto pesanti. Inoltre, iniziano a spogliarsi definitivamente delle foglie a partire dalla base.
- Calle. Queste piante sono quelle che più soffrono l’assenza di un apporto idrico adatto alle loro esigenze. Sotto il peso della corolla e dello spadice, infatti, i loro fusti si afflosciano perché non sono più sostenuti da un turgore sufficiente.
Piante dalla media esigenza idrica
Dopo aver visto le piante che hanno un forte bisogno di acqua, vediamo quelle che richiedono un apporto idrico regolare ma non troppo frequente. In generale, si può dire che tutte le piante solitamente coltivate in vaso sono da considerarsi di questo tipo. In ogni caso, l’apporto idrico non va sottovalutato: infatti, prendendo due balconi con le stesse piante, la differenza tra quello con le piante smorte e quello con le piante visibilmente in salute non è data dal fertilizzante, ma proprio dalla regolarità delle bagnature. Né troppo poco, né troppo.
Nei balconi esposti al sole, piante come tagete, plumbago, bidens, gelsomini, dianthus, aster, pelargoni, salvie, solanum, dipladenie e diverse altre piante da fiore vanno bagnate poco, ma giornalmente. In questo caso, l’operazione deve essere svolta senza fretta e con acqua a temperatura ambiente, non fredda, che va distribuita in due passaggi. Il livello del terriccio deve rimanere costante e non deve mai andare sopra il colletto: se lo fa, è necessario aggiungere del substrato fresco.
Come detto, è importante la regolarità della bagnatura. Per esempio, un vaso annaffiato ogni tre giorni può passare in fretta da una fase di eccesso a una fase di carenza idrica, due periodi in cui la pianta entra in una fase di forte stress che si manifesta subito nella fioritura: pochi fiori, poco duraturi. Del resto, i fiori sono la parte più sensibile e delicata di queste piante, i primi che riportano dei danni.
Una particolare attenzione va data alle rose, che sono tra le piante più difficili da coltivare in vaso e non per la loro sopravvivenza, quanto più perché la differenza con quelle coltivate in terra è molto, molto evidente. Le rose vanno bagnate senza esagerare, e non spesso: è sufficiente, infatti, una bagnatura alla settimana, effettuata a fondo interessando tutto il vaso. Quest’ultimo, tra l’altro, non deve essere mai troppo piccolo, ma ben proporzionato alla vegetazione che ospita.
Il vaso non deve essere mai posto a bordo ringhiera, perché le piante prenderebbero un sole diretto; allo stesso modo vanno evitati i contenitori neri – che sono tra l’altro quelli con cui sono vendute, quindi occorre un travaso – perché in generale i vasi scuri si scaldano tanto e più in fretta.
Piante che richiedono poca acqua
Ci sono anche piante, utilissime per chi ha poco tempo, che vivono bene con degli apporti idrici saltuari e che possono stare senza bagnature per un tempo piuttosto lungo. Piante perfette anche per le seconde case. Eccone alcune:
- Succulente. Ovviamente le piante grasse sono l’emblema dei vegetali che non richiedono di essere bagnati molto spesso. Esemplari come crassula, cactus, portulaca, echeveria, delosperma e mesembryantheum sono tutte perfette per balconi assolati e per chi ha poco tempo, visto che in natura crescono in luoghi aridi e poco piovosi, in alcuni casi anche nei deserti. Tuttavia, nei periodi più caldi è bene comunque bagnarle una volta alla settimana, ricordandosi di togliere il sottovaso perché sono specie che soffrono molto il ristagno idrico.
- Oleandri. Sono delle piante cespugliose da vaso, tra le più fiorifere: riescono a fiorire ininterrottamente per tutta l’estate richiedendo solamente una bagnatura alla settimana. Tuttavia, senza questo minimo apporto la fioritura si arresta, anche se la pianta non è in pericolo di vita – rischio che nasce solo con un’assenza duratura di annaffiature.
- Cespugli coriacei. Specie come alloro, mirto, magnolia, agrifoglio, viburno, osmanto odoroso, eleagnus, pittosporo e raphiolepis, e tanti altri cespugli ornamentali a foglia coriacea non hanno bisogno di molta acqua. Persino nei mesi caldi vivono bene con una bagnatura alla settimana, che però deve coprire tutta l’area superiore del terriccio e non solamente una parte.