Come moltiplicare le piante di casa
Capita di essere talmente soddisfatti delle proprie piante, che nasce il desiderio di aumentare il loro numero. Ma è possibile moltiplicarle? Vediamo quali sono le tecniche migliori per farlo senza danneggiarle e per ottenere nuovi esemplari perfetti.
Moltiplicare le piante di casa è possibile ed è anche piuttosto semplice. Ci sono diversi modi per farlo, ma sicuramente la talea rappresenta la tecnica più rapida ed efficace: permette infatti di avere nuove piantine indipendenti in circa due mesi, che andranno a decorare ulteriormente le stanze della casa – senza spendere un centesimo.
Ad ogni modo, se senti il desiderio di moltiplicare le tue piante, rientri nella seconda tipologia di appassionati del verde. Non quelli che amano la semina, né quelli pessimisti che credono di non riuscire in nulla; ma quelli che si dilettano ad acquistare piante da trapiantare, che vedono in rami spezzati e nelle potature semplicemente delle opportunità per sfruttare la talea e riprodurre le proprie piante.
I già citati pessimisti lo diventano perché hanno provato più volte a cimentarsi in questa tecnica, fallendo. E se è vero che può esistere una sorta di affinità con questo procedimento, è altrettanto vero che alla base di più fallimenti ci possono essere errori e mancanze riproposte.
Lo scopo di questo articolo è quindi permettere a chiunque di moltiplicare le proprie piante domestiche per talea, senza fare nuovi acquisti per riempire gli spazi vuoti e, anzi, divertendosi a riempire la casa delle proprie creazioni derivate dalla talea.
Regole di base per la moltiplicazione
Prima di andare a vedere le diverse tecniche, è opportuno tenere a mente alcune regole da non dimenticare quando si ha intenzione di moltiplicare le proprie piante. Partiamo col dire che la talea deve essere fatta utilizzando del materiale sano e vigoroso. Tentare di moltiplicare la pianta partendo da un materiale già compromesso, riduce se non azzera le probabilità di riuscita. Ciò significa scartare a priori rami deboli, colpiti da parassiti o appassiti.
La talea deve sempre avere dei nodi, dai quali si generano le nuove radici: meglio che ci siano due o tre nodi da far radicare, per aumentare le possibilità di successo. Inoltre, è bene eliminare i fiori e i boccioli, andando a preferire quelle spiccate da rami laterali, i quali radicano con più facilità.
Il terriccio indicato per far radicare le talee è formato da un mix di torba e sabbia, ricco di sostanza organica ma con drenaggio efficiente fatto in modo da non provocare il ristagno. Perché la talea abbia successo, è bene tenerlo fresco, leggermente umido e mai in acqua. Le foglie della talea devono essere irrorate per fare da contrasto alla disidratazione. Inoltre, l’umidità dev’essere sempre alta e costante, e si deve ottenere mettendo la pianta in una piccola serra, in un cassone o in un sacco di plastica trasparente.
Quando? Uno dei vantaggi delle piante domestiche che si tengono al chiuso è che possono a tutti gli effetti considerarsi “destagionalizzate”, e questo è ovvio che sia dovuto alle condizioni di temperatura e meteo stabili all’interno della casa. Andando però a scegliere un periodo, potremmo dire che il periodo migliore per una talea è la primavera, grazie alle condizioni di luce crescente. Se si vuole tentare la pratica nelle altre stagioni,
è possibile ma occorre ricreare le condizioni ideali con molta luce, una buona umidità e temperature stabili intorno ai 24°C.
I diversi tipi di talea
Esistono diverse tipologie di talea, ma tutte si ottengono all’incirca allo stesso modo. Allora perché si sceglie una o l’altra? Per diverse ragioni, divise in base all’origine del materiale. Le talee si dividono in:
• Talea di moltiplicazione, che è quella che porta a prelevare il materiale di riproduzione da piante sane e di pregio, in modo da poter avere nuovi esemplari con le medesime caratteristiche.
• Talea di recupero, utilizzata per cercare di salvare una pianta decadente o con problemi derivanti da una gestione sbagliata (come la marcescenza radicale), prima che muoia. Per “salvarla”, insomma, si preleva la sua parte sana residua.
• Talea occasionale, che si ha quando il materiale di riproduzione deriva da una rottura accidentale motivo per cui, per non sprecarlo, lo si usa per riprodurre la pianta.
La talea domestica, tuttavia, va a dividersi in altre tre tipologie di tecnica:
• Talea fogliare, la più semplice. Richiede l’utilizzo di una sola foglia a contatto con il terreno, e può essere messa in parte proprio nel terreno, oppure messa in acqua per dare vita a un nuovo soggetto o a più piccoli esemplari da coltivare come piante da seme. Per favorire la nascita e il conseguente sviluppo dei nuovi esemplari, la talea fogliare richiede di praticare delle incisioni sulle nervature con bisturi, in punti precisi e distanti tra di loro in modo da meglio gestire le nuove pianticelle. È importante che la foglia sia mantenuta in un ambiente protetto in modo che non si disidrati troppo in fretta. La talea fogliare è molto usata per la riproduzione della violetta africana e delle succulente.
• Talea semilegnosa o semi-matura, che si ha quando si usa la parte del ramo sotto l’apice vegetativo, in fase di maturazione ma non ancora del tutto lignificati. Questo tipo di talea ha dei tempi di radicazione più lunghi, ma una più alta percentuale di successo. Di solito viene utilizzata per dracene, ficus e croton.
• Talea apicale, così chiamata perché fa uso di apici vegetativi ancora giovani della pianta e in crescita. Per le piante domestiche si tratta del tipo di talea più utilizzato, e in particolar modo per pothos, coleus e specie verdi in genere. Nelle piante da balcone è impiegata soprattutto per i pelargoni.
Dopo aver guardato il lato “teorico”, andiamo alla pratica analizzando alcuni casi di talea avvenuta con successo, che si possono replicare senza troppe difficoltà.
Pothos, la più semplice
Il Pothos (Scindapsus Aureus) è una pianta domestica usata di solito per decorare il bagno, la veranda e/o le scale in quanto sopporta bene gli sbalzi termici, e per questo possono essere collocati vicino alle finestre, dove si creano correnti e il termometro può abbassarsi di oltre i 10°C. Il Pothos va bagnato con regolarità, ma senza eccedere per non provocare il ristagno, assai temuto. La maggior parte dei fallimenti, infatti, deriva proprio da un’eccessiva abbondanza idrica che causa marciume.
La talea apicale è il modo migliore sia per moltiplicare le piante, sia per recuperarle se stanno marcendo. Il marciume, infatti, colpisce il pothos vicino alle radici, al colletto e alla base del fusto. Per procedere, si possono tagliare i fusti danneggiati a 10 cm sopra la zona colpita e metterli in un insieme
di sabbia e torba, dopo aver cosparso il taglio con degli ormoni radicanti.
Dracena
La Dracaena è un genere che ha origine nell’Africa orientale e nelle Isole Canarie, e per quanto riguarda le piante domestiche si divide in due gruppi:
• Il primo è con le foglie riunite a ciuffi e con il fusto nudo (Dracaena marginata);
• Il secondo ha foglie presenti su tutto il fusto.
Le specie con il tronco nudo nel tempo e con la crescita si mostrano sempre più sproporzionate tra la parte “senza veli” e quella ricoperta di ciuffi.
Per riprodurla, è possibile fare una talea di recupero e ringiovanimento usando la tecnica semilegnosa, che ha sempre alto successo. Le talee, che hanno circa 10 o 20 cm di altezza e vanno trattate con ormoni rizogeni, vanno poste in un mix di sabbia e torba in parti uguali, al giusto tasso di umidità e con temperatura costante di 24°C fino alla radicazione. Meglio ancora se sono tenute all’interno di un sacco di plastica trasparente, in modo da garantire
sempre umidità costante ed elevata. Il sacco va aperto ogni due giorni per evitare la condensa.
Più colore con il Coleus
Il Coleus è sempre più diffuso come pianta da appartamento, e viene apprezzato per la sua capacità di portare all’ambiente tanto colore. Oggi, anche se spesso sono proposti senza identificazione, ne sono disponibili in tante varietà con tanti disegni, diversi abbinamenti cromatici, e forma delle foglie
unica.
I fiori, pur belli, sono meno importanti, e questo perché di per sé la vegetazione è rigogliosa e ricopre il ruolo di protagonista. Peccato solo che nel tempo la pianta perde la forma e diventa disordinata. Per questi motivi, si presta bene alla talea apicale, con elevata percentuale di successo. È possibile tagliare una cima lunga almeno 15 centimetri, eliminare le foglie nella parte basale e interrarla per poco più della metà. Si può poi mettere tutto dentro un sacco trasparente per favorire la radicazione, e trapiantare in vaso singolo quando la piantina si prepara a formare il terzo ordine di foglie.
Papiro
Nelle case italiane è assai diffuso il Cyperus Alternifolius, un tipo di papiro originario del Madagascar e di Mauritius, con dimensioni più modeste rispetto al Cyperus papyrus egiziano (quello più noto), con cui però condivide la stessa eleganza e leggerezza.
Il papiro non manca di materiale riproduttivo, perché le piante emettono spesso numerosi nuovi fusti. Ogni anno è possibile vedere un buon numero di fusti allettati a causa di urti accidentali o per le operazioni di pulizia del cespo dagli steli esauriti e seccati.
Per la talea si può tagliare lo stelo pochi centimetri (da 2 a 15) sotto il ciuffo terminale di foglie. Si devono poi radunare le foglie con la mano e accorciarle da metà a un terzo della lunghezza, in base alla dimensione di partenza. Si deve poi mettere la talea ottenuta a testa in giù, in un bicchiere d’acqua. In poco tempo compariranno le prime radici.
Pilea
La Pilea Cadierii dopo l’inverno ha quasi sempre un aspetto allungato e disordinato. Per rimetterla in sesto, più ordinata e raccolta, la si può potare, operazione che darà vita a numerose talee per moltiplicarla.
Bisogna tagliare uno stelo con due nodi privati di foglie, da piantare nel terriccio, e il ciuffo delle foglie che spunta. Le talee vanno collocate in un locale con temperatura tra i 20 e i 22°C, e vanno costantemente vaporizzate: in poco tempo, inizieranno a vegetare.
Non vanno esposte al sole diretto, ma nonostante questo hanno bisogno di molta luce. Infatti, se la luce è scarsa, la Pilea tende a filare e crescere verso l’unica debole fonte luminosa. Inoltre, non ama il caldo eccessivo e richiede tanta acqua per non far seccare il terriccio.
Violette africane
La Saintpaulia Ionantha, o appunto violetta africana, è usata come pianta da fiore annuale da eliminare dopo che è finito il ciclo di fioriture. Prima di eliminarla è però possibile moltiplicarla, per avere nuove piante da fiore a costo zero l’anno seguente.
Il metodo più classico è la talea fogliare. Infatti, da giugno a settembre è possibile spiccare una foglia con 4 cm di picciolo e inserirla in un terriccio fatto da una parte di torba e una di sabbia, con temperatura media stabile tra i 18 e i 20 gradi.
Serve un mese perché si formi la nuova piantina, che produrrà i fiori l’anno successivo. Le violette temono la luce diretta, gli ambienti secchi e un’annaffiatura sbagliata. L’acqua brucia le foglie, che vanno irrigate dal fondo ponendo l’acqua nel sottovaso.